NY Town

It’s hard times in the city livin’ down in New York town

Highway 61 Revisited – La copertina

Photo © Columbia Records

Non c’è bisogno di essere fan di Dylan per sapere che Highway 61 Revisited è universalmente considerato fra i migliori album di tutti i tempi e che il disco include, a detta dei maggiori critici musicali, la più riuscita canzone della storia del rock (Like a Rolling Stone). Forse però neppure tutti i fan più ostinati conoscono quella che è l’origine della copertina del disco che raffigura il definitivo passaggio dall’immagine del giovane troubadour ad icona del rock.

Autore dello scatto è Daniel Kramer, allora giovanissimo fotografo che lo stesso Dylan aveva voluto per la realizzazione della copertina del precedente album Bringing It All Back Home. Se, come Kramer ricorda, si tratta di uno scatto improvvisato e casuale, pare invece intenzionale e studiato il look e la posa di Dylan che, con sguardo fra beffardo e minaccioso, sembra volersi confrontare direttamente con quel pubblico che non gli perdonava la recente “svolta elettrica” 1A marzo 1965 Dylan pubblica Bringing It All Back Home, lasciandosi accompagnare da una band elettrica nei brani del lato A del disco. Il 25 luglio dello stesso anno, esegue il suo primo concerto elettrico al Newport Folk Festival. Questa novità non è ben accolta dal pubblico che considera Dylan il portavoce più significativo del revival della musica folk americana.. A conferma di ciò sono gli altri scatti del servizio fotografico, dove il proposito di Dylan appare anche più esplicito ed evidente.

Photo © Columbia Records

All’angolo fra Jones Street e 4th Street

Photo © Columbia Records

Sono passati esattamente due anni da quando Dylan arriva per la prima volta a New York. Dopo aver elemosinato per mesi qua e là un letto o un divano, è riuscito nel frattempo a permettersi un appartamento in affitto. Qui, al terzo piano del 161 di 4th Street nel West Village, si trasferisce assieme alla fidanzata Suzan Rotolo appena rientrata da un viaggio studio in Italia. E qui, un pomeriggio del febbraio 1963, si presenta Don Hunstein, fotografo della Columbia Records, per immortalare la coppia in quella che sarebbe diventata una delle copertine più popolari, tanto imitata quanto parodiata, della storia della musica americana.

Takin’ New York (Traduzione di Amerigo, NY Town)

Parlando di New York

Vagando senza meta nel West selvaggio

Abbandonati i luoghi a me più cari

Credevo di averne viste di cose strane

Finché non sono arrivato nella città di New York

Dove la gente si infila sottoterra

E i palazzi salgono in cielo

Che inverno nella città di New York

Il vento soffia neve dappertutto

A gironzolare qua e là senza un posto dove andare

Qualcuno poteva congelare fino alle ossa

Ed io mi sono congelato fino alle ossa

Talkin’ New York

È d’obbligo, e non può essere altrimenti, essendo questo un sito dedicato a Dylan e al suo rapporto con New York, iniziare con Talkin’ New York, la prima canzone dedicata esplicitamente alla grande città americana, dove appena diciannovenne Bob (allora Robert Zimmerman) approda, convinto, nonostante la giovane età, che sarebbe di lì a poco diventato la voce più originale e profonda di un’intera generazione.

Ascolta l’audio originale

Talkin’ New York è la seconda traccia dell’omonimo primo album di Bob Dylan, pubblicato nel 1962. La canzone, scritta nel maggio del 61 in viaggio, pare, di ritorno a Hibbing Minnesota, è stata registrata il 20 novembre 1961 nello Studio A della Columbia Records al 799 della Settima Strada. Dylan canta, suona l’armonica e per l’occasione una chitarra acustica Gibson J-50.

John Hammond and Bob Dylan nello Studio A della Columbia Recording, novembre 1961. Photo © Columbia Records

Musicalmente il brano è un Talking blues (Blues parlato), forma riconducibile al country e folk americano che consiste tipicamente nella progressione di tre accordi (C D G, in questo caso) dal ritmo ripetitivo ed incessante sul quale il cantante parla più che cantare. Dylan aggiunge (ancora) niente di nuovo a al genere (se non , ma si inserisce nella tradizione di cui Woody Guthrie, allora suo idolo, era il maggior interprete.

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